Briganti e santi
Brigantessa per amore. La storia di Michelina De Cesare
Ebbene, i Briganti non erano solo uomini!
Sono molte le donne che presero parte al Brigantaggio all’indomani dell’Unificazione italiana. Spesso, però, i nomi delle Brigantesse vengono taciuti e le loro storie ignorate.
Giuseppina Vitale, Chiara di Nardo, Rosaria Rotunno, Mariannina Cordù, Maria Pelosi, Filomeno Di Pote, Maria Maddalena De Lellis, Arcangela Cotugno, Elisabetta Blasucci, Francesca la Gamba sono solo alcune di quelle di cui siamo a conoscenza grazie alle fonti storiche. Di altre nessuna traccia, nonostante ne siano vissute molte, molte di più.
Non è il caso di Michelina De Cesare, di cui conserviamo due fotografie in vita e una da morta, con il corpo denudato. Guerriera combattiva e fiera, oggi vi raccontiamo come sia divenuta Brigantessa per amore.
Se non sapete nulla di lei, proseguite con la lettura.
Michelina De Cesare nasce a Caspoli nel 1841 e muore a Mignano Monte Lungo nel 1868, a poco meno di ventisette anni.
Nata nell’allora Terra di Lavoro e Regno delle due Sicilie, Michelina non ebbe un’infanzia serena. La povertà, infatti, caratterizzò le sue giornate fin da bambina: ci sono giunte notizie di furtarelli compiuti assieme al fratello, con cui condivideva la drammatica esperienza della fame. La sfortuna non accompagnò Michelina neanche nel matrimonio: Rocco Zenga, il marito, morì circa dopo un anno dall’unione, lasciandola così vedova.
Ma fu un altro l’incontro che determinò il destino di Michelina: si innamorò, infatti, di Francesco Guerra, ex soldato borbonico e membro della banda che agitava la Terra di Lavoro, la banda di Rafaniello.
Interrogatorio di Domenico Compagnone dell’11 maggio 1865
La banda è composta in tutto di 21 individui, comprese le due donne che stanno assieme a Fuoco e Guerra, delle quali quella di Guerra è anch’essa armata di fucili a due colpi e di pistola. Della banda [solo] i capi sono armati di fucili a due colpi e di pistole, ad eccezione dei due capi suddetti che tengono il revolvers
Michelina, come emerge dall’interrogatorio di Domenico Compagnone, ebbe un ruolo importante all’interno della banda: non solo consigliera di Guerra, ma guerriera armata e capo della banda.
Ma come si svolgevano gli attacchi della banda di Michelina?
Abbiamo testimonianza di un attacco, quello al paese di Galluccio: alcuni briganti si finsero carabinieri tramite un travestimento e finsero di catturare dei Briganti, compagni della banda anch’essi.
Per più di tre anni Michelina si dette alla fuga e alla clandestinità. Fu solo nel 1868 che venne catturato, a causa della soffiata di una spia. Si dice che persino il cugino Giovanni fu coinvolto nell’indicazione del luogo dove si trovava Michelina.
Erano le 10 di sera, pioveva a dirotto ed un violentissimo temporale accompagnato da forte vento, da tuoni e lampi, favoriva maggiormente l’operazione, permettendo ai soldati di potersi avvicinare inosservati al luogo sospetto; da qualche tempo si stavano perlustrando quei luoghi accidentati e malagevoli perché coperti da strade infossate, burroni ed altri incagli naturali, già si perdeva la speranza di rinvenire i briganti, quando alla guida (Giovanni Di Cesare, cugino di Michelina) venne in mente di avvicinarsi a talune querce che egli sapeva alquanto incavate, ed entro le quali poteva benissimo nascondersi una persona. (…)
Afferratone uno pel collo, lo stramazza al suolo e con lui addiviene ad una lotta a corpo a corpo, finché venne dato ad un soldato di appuntare il suo fucile contro il brigante e di renderlo cadavere…Quel brigante fu subito riconosciuto pel capobanda Francesco Guerra, ed il compagno che con lui s’intratteneva, appena visto l’attaccò, tentò di fuggire; una fucilata sparatagli dietro dal medico di Battaglione Pizzorno lo feriva, ma non al punto di farlo cadere, che continuando invece la sua fuga, s’imbatteva poi in altri soldati per opera dei quali venne freddato. Esaminatone il corpo, fu riconosciuto per donna e quindi per Michelina Di Cesare druda del Guerra.Rapporto del Comando generale sulla cattura di Michelina De Cesare
Michelina fu così catturata e probabilmente sottoposta a tortura: non abbiamo testimonianze, se non il viso percosso e tumefatto fotografato per sempre in un’ultima fotografia in bianco e nero. Il suo corpo, denudato, fu esposto nella piazza centrale di Mignano a monito del popolo. Druda fu il termine che le affibbiarono nel rapporto della cattura: donna lussuriosa, disonesta, ribelle alle leggi scritte e quelle del sesso femminile.